4. Carne e allevamenti: il nodo nascosto del clima

Perché il metano dei ruminanti pesa più della CO₂ del vino.
cielo

Per par condicio, ecco di seguito l’impronta climatica delle carni (per 1 kg di carne commestibile):

  • Bovino (manzo): ~60 kg CO₂e/kg. È la carne più impattante, soprattutto per il metano enterico dei ruminanti.
  • Agnello e montone: ~24 kg CO₂e/kg.
  • Suino (maiale): ~7 kg CO₂e/kg.
  • Pollo: ~6 kg CO₂e/kg.
  • Tacchino: ~10–12 kg CO₂e/kg.
  • Anatra: ~7–9 kg CO₂e/kg.
  • Pesci allevati (salmone, trota): ~5–6 kg CO₂e/kg.
  • Pesce pescato (selvatico): ~2–6 kg CO₂e/kg, a seconda del tipo di pesca e del carburante utilizzato dalle flotte.

Perché la carne è così impattante

Il motivo principale è il metano (CH₄) prodotto durante la ruminazione.
Nel caso dei bovini, la fermentazione enterica rappresenta oltre la metà delle emissioni totali.

Ecco la ripartizione media:

  • Fermentazione enterica (CH₄ da ruminazione): ~53–54%
  • Gestione delle deiezioni (N₂O / CH₄): ~20–22%
  • Coltivazione dei mangimi (N₂O dal suolo): ~11%
  • Energia e CO₂ (stalle, macchinari, trasporti): ~9–9,5%
  • CH₄ residuo da deiezioni: ~4–6%

Per i monogastrici (come suini o pollame), l’impatto è inferiore poiché manca la fermentazione enterica.
In questo caso, le emissioni derivano principalmente da:

  • Produzione dei mangimi: ~50–60%
  • Deiezioni e uso agronomico: ~15–25%
  • Energia e trasporti: ~10–15%

Il ruolo degli allevamenti estensivi

Il vero problema non è la carne in sé, ma gli allevamenti intensivi.
Se si passasse invece a un modello estensivo e pascolato, cambierebbe in modo radicale il bilancio del carbonio di un’azienda agricola:

  • Riduzione delle emissioni dirette per animale.
  • Minore uso di mangimi concentrati e importati.
  • Diete più digeribili, con minore produzione di metano.
  • Gestione più sostenibile dei reflui, restituiti al terreno come fertilizzante organico.
  • Aumento della capacità di assorbimento di CO₂ nei suoli e nei pascoli.

Il potenziale del pascolo naturale in Italia

In Italia esistono circa 6 milioni di ettari potenzialmente pascolabili.
Se anche solo la metà fosse gestita a pascolo estensivo, si otterrebbero:

3 milioni di ettari × 2 t CO₂e sequestrate/anno =
6 milioni di tonnellate di CO₂e sequestrate ogni anno,
con un risparmio complessivo stimato di circa 15 milioni di tonnellate di CO₂e l’anno.

Questo modello permetterebbe di ridurre del 3–4% le emissioni nazionali totali, rigenerando al contempo suoli, paesaggi rurali e biodiversità.
Anche la qualità delle carni e dei latticini migliorerebbe: più nutrienti, meno intensivi, più legati al territorio.

Confronto con la viticoltura

A prima vista potrebbe sembrare che parlare di sostenibilità in viticoltura sia una questione da “fighetti”, e che sarebbe più utile concentrarsi su altri settori.
In realtà, il mondo del vino ha un’enorme influenza culturale:
può ispirare modelli virtuosi e dimostrare che qualità e rispetto ambientale possono convivere.

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Immagine di Giovanni Batacchi

Giovanni Batacchi

VIiticoltore e Winemaker