Nell’articolo precedente, abbiamo esplorato le regole che Madre Natura adotta per far crescere le piante e i loro prodotti.
Riassumendo, le parole chiave sono molteplici e includono:
- – policoltura,
- – sinergia con gli animali,
- – preservazione del suolo,
- – sviluppo dell’humus,
- – assenza di sprechi (tutto è risorsa),
- – equilibrio dinamico tra crescita e decadimento,
- – riserve di fertilità,
- – no alla compattezza dei terreni,
- – massima predisposizione del terreno nell’assorbimento delle piogge,
- – difesa dinamica dalle malattie,
- – autosufficienza.
“Ok, Giovanni”, direte, “tante belle parole, ma come si possono mettere in pratica in un sistema agricolo che parte da presupposti così diversi da quelli di un ecosistema naturale?”
È vero: in natura esiste un equilibrio intrinseco che garantisce il riciclo delle risorse, la stabilità degli ecosistemi e una continua capacità di adattamento ed evoluzione. Al contrario, l’agricoltura tradizionale spesso interrompe questi cicli, causando gravi danni.
Ad esempio, la monocoltura intensiva ha alterato profondamente la biodiversità, eliminando molte specie vegetali e animali fondamentali per mantenere l’equilibrio naturale. Inoltre, l’uso eccessivo di fertilizzanti chimici e pesticidi ha impoverito il suolo, riducendone la capacità di rigenerarsi e favorendo l’accumulo di sostanze nocive.
Paradossalmente, oggi, nonostante l’accesso a tecnologie avanzate, assistiamo a una crescente fragilità delle piante, a un aumento delle malattie e a una riduzione significativa della loro longevità. A ciò si aggiungono l’impatto del cambiamento climatico, con eventi estremi sempre più frequenti, mentre l’agricoltura convenzionale contribuisce al problema attraverso la deforestazione e le emissioni di gas serra, alterando l’equilibrio tra crescita e decadimento.
Negli ultimi anni, si parla sempre più di pratiche come l’agricoltura rigenerativa, che cerca di imitare i processi naturali promuovendo il riciclo della materia organica e la diversificazione, ma alcune volte questi approcci rigenerativi non sono così decisi.
Verso un metodo agricolo ispirato alla natura
Consapevole che un metodo agricolo perfettamente naturale è impossibile, ho lavorato per sviluppare un approccio che si avvicinasse quanto più possibile a quello di Madre Natura. L’obiettivo è ristabilire l’equilibrio tra crescita e decadimento, ripristinare la fertilità del suolo, migliorare la biodiversità e garantire una produzione sostenibile nel lungo periodo.
Il Metodo Agricolo Naturale Sostenibile (MANS) applicato alla viticoltura si fonda su otto principi essenziali:
1. Cura del suolo e quindi della sostanza organica
Incremento o conservazione della fertilità in modo naturale, privilegiando l’uso di sostanza organica e favorendo la formazione di humus fertile.
2. Inerbimento permanente
Mantenere il suolo sempre coperto per proteggerlo dall’erosione, migliorare la capacità di ritenzione idrica e ridurre la proliferazione delle infestanti.
3. Organismo agricolo e autosufficienza
Integrare le diverse componenti dell’azienda agricola in un sistema interconnesso e resiliente, riducendo la dipendenza da risorse esterne.
4. Diversificazione delle colture, piante complementari e policoltura
Promuovere policoltura e piante complementari per aumentare la biodiversità e ridurre il rischio di malattie.
5. Promozione della biodiversità
Favorire ecosistemi ricchi e stabili, in cui le interazioni tra specie migliorano i cicli di nutrienti e la resilienza generale.
6. Integrazione con animali e allevamento sostenibile
Integrare animali nell’azienda per chiudere il ciclo dei nutrienti e arricchire il suolo con il loro contributo naturale.
7. Gestione dell’acqua e riduzione degli sprechi
Ottimizzare l’uso delle risorse idriche e valorizzare gli scarti agricoli come risorse.
8. Adattamento ai cambiamenti climatici
Sviluppare strategie flessibili per far fronte a condizioni climatiche variabili e migliorare la gestione dei parassiti.
Non è un metodo completamente originale (vedrete in questo molti punti chiave anche degli altri metodi), ma ha il vantaggio di essere estremamente pratico e fattibile, da molta importanza alla consapevolezza dell’agricoltore, il primo artefice e primo conoscitore del suo organismo agricolo.
E’ un metodo rigorosamente non brevettabile (non si può brevettare la natura stessa!), dovrà comunque osservare la normativa legislativa comunitaria (condizione facilissima da ottenere visto che coltivare secondo natura richiede pratiche ancora più esigenti di quelle ammesse dal disciplinare Bio.)
Nei prossimi articoli approfondiremo ciascuno di questi principi, esplorandone l’applicazione pratica e i benefici per un’agricoltura veramente sostenibile.
Restate connessi!