2. Sostenibilità: equilibrio tra presente e futuro

Capire gli strumenti: Carbon Footprint, Water Footprint, LCA.
la grande quercia

Ma che cos’è, in generale, la sostenibilità?
È la capacità di svolgere attività senza compromettere — o riducendo al minimo — gli equilibri naturali e le risorse di cui le generazioni future avranno bisogno.
In altre parole: vivere e produrre oggi senza “consumare” il domani.
Non si tratta solo di un principio ambientale, ma di un atteggiamento culturale: la consapevolezza che ogni gesto, ogni scelta produttiva o personale, lascia una traccia nel tempo.

I pilastri della sostenibilità

La sostenibilità si fonda su tre dimensioni strettamente interconnesse:

  1. Ambientale – tutela e rigenerazione delle risorse naturali, difesa della biodiversità, riduzione delle emissioni e degli sprechi.
  2. Economica – equilibrio tra efficienza e rispetto del capitale naturale, evitando di produrre a scapito del futuro.
  3. Sociale – qualità del lavoro, salute, relazioni umane, coesione dei territori e trasparenza nei processi.

Nessuno di questi pilastri può reggersi da solo: la vera sostenibilità è sistemica, un equilibrio dinamico tra ciò che prendiamo e ciò che restituiamo.

Come si misura la sostenibilità ambientale

Misurare non significa ridurre tutto a numeri, ma capire dove intervenire.
Esistono strumenti riconosciuti a livello internazionale che aiutano a quantificare gli impatti di un prodotto o di un’attività.
I principali sono:

  • Carbon Footprint → misura la quantità di CO₂ equivalente emessa da un’attività, un prodotto o un’organizzazione.
    È il parametro più usato per confrontare l’impatto climatico tra settori e modelli produttivi.
  • Water Footprint → valuta quanta acqua viene consumata, diretta o indiretta, e in quale contesto geografico.
    Non tutta l’acqua è uguale: consumare un litro dove è abbondante non ha lo stesso peso che farlo in un’area arida.
  • LCA (Life Cycle Assessment) → analizza gli impatti ambientali complessivi di un prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita, dal campo al rifiuto, includendo materiali, energia, trasporti e rifiuti.
  • Indicatori di biodiversità, suolo e aria → servono a verificare la salute degli ecosistemi naturali e a misurare l’efficacia delle pratiche di tutela ambientale.

Dal numero alla coscienza

Tra questi, lo strumento più diffuso è la Carbon Footprint, che calcola tutte le emissioni di gas serra espresse in CO₂ equivalente (CO₂e).
Con questo approccio si può, ad esempio, stimare quante emissioni di CO₂ genera la produzione di una singola bottiglia di vino, di un litro d’olio o di un viaggio in auto.
Ma l’obiettivo non è solo tecnico: è culturale.
Imparare a misurare significa imparare a scegliere, ad assumersi la responsabilità dei propri gesti.

La sfida, quindi, non è produrre meno, ma produrre meglio, con rispetto per la terra e per chi la coltiva.
La sostenibilità non è una riduzione, è una qualità del vivere.

→ Prossima puntata: Il vino e la sua impronta di carbonio

Immagine di Giovanni Batacchi

Giovanni Batacchi

VIiticoltore e Winemaker